
Certo sarebbe facile dire: tanto ci pensa lo Stato. Michele Salvi, capo economista dell’Associazione Svizzera d’Assicurazioni (ASA), spiega perché le apparenze ingannano e cosa abbia a che fare questo con la votazione del 3 marzo.

La tendenza è evidente: che si tratti di previdenza per la vecchiaia, assicurazione malattie, assicurazione contro le catastrofi naturali come i terremoti o di costruzioni di immobili, la responsabilità per gli ambiti principali della vita viene sempre più delegata allo Stato. A un primo sguardo questo risulta comprensibile: dopo tutto, è rassicurante designare chiaramente un’autorità responsabile che si occupi dei problemi e ne garantisca la risoluzione. Tuttavia, a uno sguardo più attento, questo approccio si rivela troppo semplicistico e foriero di rischi. Ecco, dunque, tre motivi per cui non ci si dovrebbe lasciare tentare.
Affidare i servizi essenziali allo Stato ostacola la concorrenza e questo, a sua volta, inibisce l’efficienza e l’innovazione. La concorrenza nel settore privato agisce da catalizzatore per le innovazioni. Questo non solo porta a una riduzione dei costi, ma anche a una maggiore qualità e varietà dell’offerta.
Un esempio esplicativo è il mercato delle assicurazioni malattie complementari. Al contrario dell’assicurazione di base, il mercato delle assicurazioni complementari lascia spazio alla concorrenza: le compagnie di assicurazione sono incentivate a sviluppare prodotti convenienti e adattati alle specifiche esigenze dei clienti. Questa dinamica promuove la varietà e la qualità dei servizi sanitari e dimostra come la concorrenza possa portare alla nascita di vere innovazioni.
Benché la richiesta di soluzioni statali semplici sia comprensibile, la complessità della realtà dimostra che lo Stato non può essere il responsabile universale per la risoluzione dei problemi.
Concentrarsi troppo su soluzioni statali comporta anche il rischio che i problemi non vengano affrontati alla radice, ma solo rimandati. I programmi statali sono spesso legati ai cicli politici e possono essere influenzati da interessi a breve termine: si «premia» un gruppo di interesse mentre la collettività sostiene i costi. Questo si traduce spesso in deficit strutturali e in un crescente debito pubblico.
Il rischio sismico in Svizzera ne è un esempio concreto: nonostante l’assicurabilità globale dei rischi sismici, il Parlamento svizzero propone una soluzione statale sotto forma di un impegno eventuale. Quest’ultimo, tuttavia, somiglia a una tassa aggiuntiva, posticipa il problema e, in caso di catastrofe, potrebbe persino aggravare la crisi. Eppure, si preferisce questa misura a quelle del settore assicurativo che ha le competenze e le capacità per garantire una copertura dei rischi senza gravare sulle finanze pubbliche.
Infine, concentrare la responsabilità nelle mani dello Stato porta a una mancanza di diversificazione. L’esempio della previdenza per la vecchiaia in Svizzera mostra i vantaggi di un sistema misto: il sistema dei tre pilastri distribuisce i rischi e le responsabilità tra la previdenza statale, professionale e privata. Questa struttura aumenta la stabilità del sistema nel suo complesso e lo rende più resiliente ai cambiamenti economici e demografici.
Benché la richiesta di soluzioni statali semplici sia comprensibile, la complessità della realtà dimostra che lo Stato non può essere il responsabile universale per la risoluzione dei problemi. Per massimizzare l’efficacia e l’efficienza di una soluzione, il ruolo dello Stato dovrebbe essere sussidiario rispetto alle iniziative private. È a questo principio che la Svizzera deve la sua forza. Tale equilibrio tra responsabilità individuale e regolamentazione statale deve quindi essere mantenuto e ulteriormente sviluppato.
Il 3 marzo il popolo svizzero avrà ancora una volta l'opportunità di dimostrare che riconosce l'importanza di questo equilibrio e non si lascia tentare da soluzioni apparentemente semplici. Dobbiamo agire con lungimiranza e responsabilità per garantire la sostenibilità futura del nostro Paese.
Questo commento è stato pubblicato il 27 febbraio 2024 su handelszeitung.ch/insurance.
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