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Stabilizzare la previdenza per la vecchiaia e strutturarla in modo sostenibile

Punto di vista
3. Dicembre 2025

Le riforme nell’ambito della previdenza per la vecchiaia sono di fondamentale importanza per il futuro della Svizzera. Occorre stabilizzare il finanziamento dell’AVS e della LPP e strutturarle in modo sostenibile.

La previdenza per la vecchiaia si appresta ad affrontare grandi sfide: l’aumento dell’aspettativa di vita e la mancanza del ricambio generazionale. L’aumento dell’aspettativa di vita fa sì che le rendite dell’assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti (AVS, primo pilastro) e della previdenza professionale (LPP, secondo pilastro) debbano essere versate sempre più a lungo. A ciò si aggiunge il fatto che, nell’AVS, a causa del pensionamento dei baby boomer e della mancanza del ricam-bio generazionale, il numero dei contribuenti per ogni beneficiario di rendita è in costante diminuzione: questo, senza contromisure, comporta un crescente disavanzo. Inoltre, nel regime obbligatorio LPP vi è una notevole ridistribuzione estranea al sistema dalla generazione di lavoratori ai beneficiari di rendite, perché l’aliquota di con-versione LPP è troppo elevata e i rendimenti degli investi-menti sono diminuiti. I rendimenti continueranno a diminuire anche in futuro, causando un ulteriore aumento della pressione sui contributi.

AVS: finanziamento incerto

Alla votazione del 3 marzo 2024 è stata approvata l’iniziativa popolare per una 13esima mensilità AVS. I costi della 13esima mensilità AVS alla sua introduzione ammontano a 4,1 miliardi di franchi. Entro cinque anni, i costi saliranno a circa 5 miliardi di franchi all’anno. Nell’iniziativa popolare la questione del finanziamento è rimasta aperta ed è tuttora oggetto di consultazione parlamentare.

Il 26 novembre 2025 il Consiglio federale ha definito le linee direttrici per la riforma AVS2030. Per garantire il finanziamento dell'AVS per il periodo 2030-2040, intende aumentare le entrate mediante le fonti di finanziamento esistenti (tra cui contributi salariali e IVA). Intende invece rinunciare all’introduzione di nuove fonti di finanziamento, come ad esempio un’imposta sulle transazioni finanziarie, un’imposta sulle successioni o un’imposta sugli utili da sostanza immobiliare. Al fine di promuovere il proseguimento dell’attività lucrativa oltre l’età di riferimento, sta considerando di abolire l’età massima AVS di 70 anni, aumentare la franchigia e rendere meno attraente il pensionamento anticipato. Il Consiglio federale non prevede invece di innalzare l’età di riferimento per il pensionamento nel quadro della riforma AVS2030. La motivazione addotta è che in occasione della votazione per una previdenza vecchiaia sicura e sostenibile del 2024, che prevedeva di allineare l’età di pensionamento all’aspettativa di vita, il popolo si era espresso chiaramente contro l’innalzamento dell’età di riferimento. Inoltre, il Consiglio federale sostiene che un innalzamento generale dell’età di riferimento richiederebbe un lungo periodo di transizione e misure di compensazione; pertanto, non inciderebbe sulle finanze dell’AVS in tempi sufficientemente rapidi per garantire il finanziamento dell’AVS dal 2030.

L’ASA ritiene che sia indispensabile innalzare l’età di rife-rimento. In questo contesto, sostiene in particolare un meccanismo d’intervento come quello proposto dal consigliere nazionale Andri Silberschmidt durante la sessione autunnale 2025 del Consiglio nazionale: se il fondo AVS scende al di sotto del 90 percento, oltre all’imposta sul valore aggiunto (più 0,5 punti percentuali) dovrebbe essere aumentata anche l’età di riferimento (più 0,5 anni).

LPP: tuttora necessità di riforma

Il 22 settembre 2024 la popolazione svizzera ha respinto la riforma della previdenza professionale (riforma LPP). La riforma mirava a rafforzare il finanziamento del secondo pilastro mediante la riduzione dell’aliquota di conversione LPP dal 6,8 percento al 6,0 percento, a mantenere nel complesso il livello di prestazioni e a migliorare la copertura assicurativa dei lavoratori a tempo parziale. La riduzione dell’aliquota di conversione LPP avrebbe migliorato la situazione degli istituti di previdenza con prestazioni minime e vicine alla soglia LPP. Questi istituti di previdenza contano sulla riduzione dell’aliquota di conversione LPP per poter ridurre o evitare le perdite da pensionamento. Gli istituti di previdenza con prestazioni sovraobbligatorie hanno invece sfruttato il margine di manovra a disposizione e adottato le misure necessarie:

  • questi istituti hanno abbassato l’aliquota di conversione a un livello medio di circa il 5,3 percento.
  • gli istituti di previdenza che applicano il modello splitting lo hanno modificato riducendo l’aliquota di conversione regolamentare sull’avere di vecchiaia obbligatorio, ad es. al 6,5 o al 6,2 percento, e applicando un’aliquota di conversione corretta dal punto di vista attuariale sull’avere di vechiaia sovraobbligatorio di circa il 4,5 percento.

Nel quadro della riforma LPP erano altresì previsti l’adeguamento della deduzione di coordinamento e la riduzione della soglia d'entrata nonché una graduazione più contenuta degli accrediti di vecchiaia per età (9/9/14/14% anziché 7/10/15/18%). L’ASA ha sostenuto queste proposte come parte del pacchetto complessivo, ossia in combinazione con una riduzione dell’aliquota di conversione LPP. Non si può invece approvare una riduzione della soglia d’entrata e della deduzione di coordinamento senza abbassare l’aliquota di conversione LPP, poiché ciò aggraverebbe le lacune nel finanziamento della previdenza obbligatoria.

Impostazione sostenibile della previdenza per la vecchiaia

Al di là del processo di stabilizzazione, occorre puntare a un’impostazione sostenibile dell’AVS e della LPP. Per un finanziamento della previdenza per la vecchiaia sostenibile a lungo termine è necessario che i parametri (età di pensionamento di riferimento, aliquota di conversione LPP, tasso d'interesse minimo LPP) siano stabiliti in base alle condizioni effettive e adeguati ai relativi sviluppi. L’ASA sostiene i relativi interventi politici.

Offerta esaustiva delle assicurazioni vita per la previdenza professionale

Gli assicuratori vita privati gestiscono circa un ottavo degli averi previdenziali, assicurano più di due quinti degli assicurati attivi (compresa la sola assicurazione rischi) ed erogano prestazioni a più di un quinto delle beneficiarie e dei beneficiari di rendite (fonti: UST, Statistica delle casse pensioni 2023; FINMA, dati concernenti il conto d’esercizio Previdenza professionale 2023).

Gli assicuratori del ramo vita offrono alle PMI una gamma completa di prodotti e sono in una concorrenza ben funzionante tra di loro e con altri istituti di previdenza. Questo si riflette, tra l’altro, sotto forma di vari utili sul capitale, premi di rischio ed eccedenze.

No ad un ulteriore peggioramento delle condizioni quadro per l’assicurazione vita collettiva

Il Test svizzero di solvibilità (SST) ha inasprito notevolmente i requisiti per la costituzione e il mantenimento del capitale di solvibilità. Le eccessive richieste in materia di capitale fanno sì che le prestazioni di garanzia e le garanzie contro i rischi risultino troppo care e quindi possano non essere più offerte o offerte solo in misura limitata. Chi è esposto ai relativi rischi non può più assicurarsi conformemente alle necessità oppure i rischi devono essere assunti dallo Stato. Questo è in netto contrasto con l’attuale impostazione della previdenza professionale (e privata) ampiamente sostenuta dalla società. Un ulteriore peggioramento delle condizioni quadro non sarebbe sostenibile.