L’as­si­cu­ra­zio­ne: una gran­de in­no­va­zio­ne dell’era mo­der­na

Intervista

In un’intervista con Claudia Wirz, lo storico economico Tobias Straumann spiega perché dall’inizio dell’industrializzazione la Svizzera riuscì a diventare ricca solo grazie a un panorama assicurativo funzionante.

Professor Straumann, lo storico francese Paul Veyne una volta disse che la storia dovrebbe essere considerata come un «romanzo reale». Si potrebbe scrivere un romanzo anche sulla storia della piazza assicurativa svizzera?

Sì, si potrebbe: argomenti avvincenti e personaggi interessanti ce ne sarebbero in abbondanza.

Come sarebbe questo romanzo?

Permetterebbe di leggere e capire come lo sforzo di affrontare i nuovi rischi portò a innovazioni sociali rivoluzionarie. Perché l’assicurazione è una grande innovazione, senza la quale l’industrializzazione e la modernizzazione della società sarebbero state impensabili. 

Quale personalità ebbe un ruolo di primo piano?

A mio avviso, la figura di spicco fu Moritz Grossmann: un vero pioniere, lungimirante e innovativo. Originario della Galizia (Polonia), lavorò nel settore assicurativo dal 1852, prima a Vienna e poi a Trieste; dopodiché fu trasferito a San Gallo nel 1858 in qualità di primo direttore dell’assicurazione trasporti Helvetia. Grazie a lui, anche Helvetia fu una pioniera del settore. Dopo il disastroso incendio a Glarona nel 1861, le assicurazioni stabili furono totalmente sopraffatte. Con una brutalità senza precedenti, tutti dovettero confrontarsi con il fatto che servono approcci innovativi per contrastare tali rischi. Grossmann creò quindi l’assicurazione incendio Helvetia. Il passo successivo fu la fondazione della riassicurazione svizzera, avvenuta anch’essa su iniziativa di Grossmann. A tal fine poté contare sul sostegno efficace di Credito svizzero (nome precedente di Credit Suisse) e di Alfred Escher. Le menti più brillanti dell’epoca riconobbero che per via della raccolta di capitale i grandi rischi potevano essere assicurati solo nel quadro istituzionale delle società anonime.

Portrait Tobias Straumann

Il prof. dott. Tobias Straumann è professore di storia economica all’università di Zurigo.

È corretto affermare che il settore assicurativo privato svizzero decollò solo con la fondazione dello Stato federale liberale nel 1848?

Il 1848 viene sopravvalutato! L’industrializzazione sul territorio elvetico iniziò già molto prima della fondazione dello Stato federale. Il fattore decisivo per questo sviluppo non fu il quadro istituzionale, bensì la libertà di commercio e di industria. Nei Cantoni liberali questa esisteva già dal 1830. 

Quanto erano importanti le assicurazioni per i singoli imprenditori agli inizi dell’industrializzazione?

Le prime fabbriche probabilmente non erano ben assicurate, ma l’industrializzazione era un processo e non solo dal punto di vista tecnico; era anche un processo di maturazione sociale. Si imparava dagli errori e dalle proprie mancanze per migliorare. Con il tempo le assicurazioni divennero sempre più importanti. Molti impianti industriali non sarebbero mai stati costruiti senza di loro: il rischio sarebbe stato troppo grande per assumerselo da soli.

Lo Stato era presente sin dagli inizi e sorvegliava le assicurazioni. Nel 1918 l’assicurazione professionale contro gli infortuni fu resa statale a seguito di una decisione popolare. Con il senno di poi questa statalizzazione fu un’idea intelligente?

Questa statalizzazione era auspicata fortemente soprattutto dai datori di lavoro. Il desiderio che tutte le aziende, grandi o piccole che siano, versino i contributi nello stesso calderone in base alle loro possibilità e si aiutino a vicenda in caso di danni è legato a una questione di responsabilità. Per quanto riguarda le piccole imprese, la responsabilità poteva rapidamente mettere in pericolo la loro esistenza. La statalizzazione dell’assicurazione professionale contro gli infortuni era quindi innanzitutto nell’interesse di imprese piccole e molto piccole, che rappresentano una componente significativa dell’economia svizzera. Da quel momento iniziarono a beneficiare della solidarietà di quelle grandi. Oltre ai datori di lavoro, questa soluzione interessava anche allo Stato. Non voleva certo che le piccole imprese fallissero una dopo l’altra a causa di circostanze sfavorevoli. È così che la Svizzera conobbe la sua prima assicurazione sociale in assoluto, e questo 50 anni prima dell’introduzione dell’AVS. 

In che misura la regolamentazione segnò il settore assicurativo in Svizzera? La presenza dello Stato è quindi «tipicamente svizzera»?

No, non lo è; la regolamentazione statale c’è ovunque. Piuttosto è tipicamente svizzero il fatto che nonostante la presenza dello Stato il settore abbia ancora molti fornitori privati. In altri Paesi europei non è sempre così e questo vale anche per il settore bancario. Nel settore assicurativo svizzero vediamo una notevole e funzionante coesistenza e cooperazione tra lo Stato e l’economia privata. Esattamente questa eterogeneità è ciò che possiamo definire «tipicamente svizzera».

In Svizzera fin dall’inizio erano attive anche compagnie di assicurazione straniere e ben presto all’estero erano presenti anche attori svizzeri. In che modo questa internazionalità forgiò il settore?

L’intensa attività delle compagnie straniere in Svizzera fu una leva per il settore assicurativo locale. Vennero fondate compagnie proprie con l’obiettivo di trattenere il denaro proveniente dai premi entro i confini nazionali. Il fatto che il settore assicurativo svizzero, inclusa la riassicurazione, sbocciò è dovuto in larga misura al desiderio di costruire una propria economia indipendente. Il pioniere immigrato Moritz Grossmann se ne rese conto chiaramente e agì di conseguenza. La nascita della riassicurazione è una delle grandi storie di successo svizzere del XIX secolo. 

Nel 1900, gli assicuratori privati svizzeri si unirono per formare l’Associazione Svizzera d’Assicurazioni (ASA) al fine di tutelare i loro interessi comuni. Anche questo è «tipicamente svizzero»?

Questo è tipicamente europeo e nella ricerca talvolta viene definito come «capitalismo organizzato». È osservabile in tutti i settori. Questo corporativismo in realtà non è liberale, perché asseconda gli interessi particolari. La politica però non è mai veramente liberale. Anche la presunta Svizzera liberale è ed è sempre stata liberale solo in modo selettivo.

Parliamo brevemente delle assicurazioni sociali. I principali sistemi sociali hanno tutti un finanziamento più o meno carente, talvolta creano falsi incentivi e quindi mettono a dura prova il contratto di società. Stiamo assistendo al fallimento dello Stato sociale di impronta europea?

Credo sia troppo pessimistico pensarla così. Se però non riusciamo ad adattare di continuo lo Stato sociale alle nuove sfide, il sistema potrebbe effettivamente fallire. Lo Stato sociale deve rispettare dei tetti massimi finanziari, altrimenti lo Stato non potrebbe finanziare altri suoi compiti come la sicurezza, la formazione o le infrastrutture. Sono in tanti a non esserne molto consapevoli.

Questo articolo è una versione sintetizzata di un’intervista che sarà pubblicata in autunno 2025 in un volume dedicato al 125° anniversario dell’Associazione Svizzera d’Assicurazioni ASA presso l’editore Verein für wirtschaftshistorische Studien.